Quanto e’ buono e dolce che i fratelli vivano insieme

 

di Giancarlo Lanforti

 

“Quanto è buono e dolce che i fratelli vivano insieme” (Salmo 133,1). Ma dove sono le piccole “comunità di vita” tra i preti raccomandate anche dal Concilio?

 

Mi è di particolare conforto la successiva citazione del suddetto salmo espressa da papa Francesco nella sua prima messa crismale, celebrata da vescovo di Roma col clero diocesano. Mi ha fatto pensare che l’unzione che scende fino alle “periferie” della veste, riguardi anche quell’esortazione conciliare sule “piccole comunità di vita” che non devono essere necessariamente condizionate o peggio organizzate (parola assente nel Vangelo) esclusivamente o principalmente per un fine pastorale (vedi per esempio le unità pastorali).

 

Esse, infatti, possono essere realizzate come fa l’UAC con i suoi “cenacoli” o anche in altre forme più strutturate come quelle di una settimanale lectio divina, della mensa comune, degli esercizi spirituali scelti insieme, di reciproci accompagnamenti spirituali preceduti sempre dall’ascolto della Parla e del silenzio orante, oppure di alcune forme di aggiornamento o formazione permanente che prevedono qualificati momenti di convivenza (vacanze di studio o semplicemente momenti di svago e di cultura).

 

Tali “piccole comunità di vita” possono far scoprire il sé la bellezza di un ministero concepito come opera comunitaria, come cammino comune alla santità, come manifestazione di una fraternità libera e gratuita che riflette l’identità trinitaria e che si allaga, anzi scende, verso le “periferie” del popolo di Dio.

 

Potremmo dire con Papa Francesco che l’unzione ricevuta, se condivisa con serietà tra pastori che portano su di sé l’odore delle pecore, ci spinge, con rinnovato slancio, a scendere verso le periferie dell’individualismo, delle dispersive funzionalità, delle frammentarie strategie pastorali del sacerdozio ministeriale per farne risplendere l’armonica ricomposizione della comunione, la disarmata e disarmante concretezza della fraternità ed, infine, la gioia di una vera condivisione che scaccia definitivamente ogni paura e tristezza”.