Il dono della vocazione presbiterale

Il 7 dicembre 2016  Nella Solennità dell’Immacolata Concezione, la Congregazione per il Clero promulga la nuova Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis, uno strumento per la formazione dei presbiteri.

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E’ stato promulgato il nuovo documento, nella solennità dell’Immacolata Concezione del 2016, dalla Congregazione per il clero dal titolo “Il dono della vocazione presbiterale”. Il testo con la Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis aggiorna le regole indicate nel 1985 dalla Santa Sede sulla formazione dei presbiteri e riprende le linee guida dell’Esortazione apostolica del 1992 Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo II. Un documento – ha sottolineato il cardinale prefetto Beniamino Stella – che vuole essere uno strumento efficace per la «formazione integrale» del sacerdote. Ampio spazio viene dato alla vita del seminarista che precede l’ordinazione presbiterale, avendo fra le stelle polari virtù come l’«essere leali, per nulla rigidi, mai ipocriti» e con il «senso del bello». Inoltre viene indicata un criterio per i candidati agli ordini sacri: «La mancanza di una personalità ben strutturata ed equilibrata rappresenta un serio e oggettivo impedimento per il prosieguo della formazione». Le capacità di sperimentare la «vita comune», di affidarsi a un buon direttore spirituale come la pratica ordinaria dei Sacramenti sono – secondo la Ratio – sono necessarie nel percorso di discernimento.

Ampio spazio viene dato alla centralità della dimensione affettiva dei futuri sacerdoti, alla formazione filosofica (strategica si legge anche per il «dialogo con chi non crede») e teologica (senza tralasciare questioni come la salute psichica e fisica). Si tratta di elementi per offrire «buoni preti» aperti al mondo e capaci di «intessere relazioni personali» ma anche in grado di accettare armonicamente la «sfida del celibato».

«Per essere un buon prete – ha ribadito al momento della presentazione il cardinale Stella – oltre ad avere superato tutti gli esami, occorre una comprovata maturazione umana, spirituale e pastorale».

Di grande interesse – nel documento composto da più di 90 pagine – è l’attenzione data alle vocazioni adulte (non vengono dimenticati i casi di chiamate al sacerdozio sbocciate tra indigeni o migranti) e ai Seminari (maggiori e minori dove viene evidenziata, tra l’altro, la questione della «castità giovanile») e all’accompagnamento nel «cammino di discernimento» da parte degli esperti in materie psicologiche.

Un intero paragrafo si sofferma sulla questione delle «persone con tendenze omosessuali» e conferma, citandola ampiamente, l’«istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali» emanata da Benedetto XVI il 4 novembre 2005. Un richiamo, quest’ultimo, in linea con il magistero, – è la precisazione della Ratio – dove pur nel rispetto delle storie particolari si invita a non ammettere nei Seminari coloro «che praticano l’omosessualità» o «con tendenze omosessuali profondamente radicate». I futuri preti sono chiamati ad amare la Chiesa nel solco della tradizione e, come direbbe papa Francesco, ad essere «discepoli innamorati del Signore».