Itinerario per vivere la spiritualità diocesana

Presentiamo uno stralcio dal libro di Albino Sanna “La spiritualità diocesana nella vita e ministero del prete” – Gribaudi 2012 pp. 65-68.

 

Obiettivi e attitudini

In concreto per formarsi alla spiritualità diocesana, è opportuno tenere presenti i seguenti obiettivi e acquisire le seguenti attitudini:

– abituarsi a sapersi confrontare con gli altri, specie gli altri presbiteri e con il vescovo; esercitare il ministero con l’animo del discepolo, non del maestro e sempre in sordina, con modestia e umiltà;

partecipare al cammino spirituale delle proprie comunità, delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti ecclesiali, con la conoscenza adeguata delle esperienze antiche e nuove dello Spirito, presenti ed operanti nella comunità credente;

non lasciarsi assorbire dall’esperienza totalizzante di un movimento ecclesiale, per inserirsi nella totalità della vita spirituale e pastorale della Chiesa, assumendo il progetto pastorale diocesano e parrocchiale, senza imporre modelli preferenziali;

– sapersi inserire nel cammino della parrocchia, nell’umiltà degli inizi e nel rispetto del lavoro svolto da altri, quali continuatori di un ministero di amore, e non quali innovatori;

– avvertire l’incarico del ministero come opera ecclesiale, chiamata a esprimere la presenza e la proposta del vescovo: non si esercita il ministero per propria iniziativa personale, o per conto di questo o quel gruppo, ma per incarico esplicito e canonico del vescovo;

– sensibilizzarsi e sensibilizzare gli altri alla pastorale caritativa, come esercizio maturo della solidarietà, in quanto il presbitero è il promotore della diaconía della carità, riconoscendo e promuovendo non solo iniziative, ma anche vere e specifiche vocazioni in questa prospettiva;

– introdursi alla gestione pastorale dell’informazione e della tecnica informatica e multimediale con la collaborazione di laici esperti, in modo che si consumi con umanità la quantità di informazioni che giungono sulla tavola della giornata pastorale e le tecniche informatiche siano poste a servizio della comunicazione del Vangelo.

 

Alcuni interrogativi utili per tutti

a) abbiamo esperienza di comunità? Siamo convinti dell’importanza della comunione fraterna e della corresponsabilità e collaborazione? Per vivere in comunità bisogna spogliarsi di tanti aspetti umani.  Serviamo Gesù Cristo o i nostri ideali umani?

b) rispettiamo i doni e i carismi degli altri? Paolo a Corinto quando parla dei carismi mai ha paura della pluralità, del dono dell’altro. Unità e pluralità.

c) siamo capaci di progettare insieme in modo da svolgere la nostra fatica pastorale, vissuta in collaborazione e armonia, in modo che diventi più ricca, più efficace, più varia? Le capacità, i carismi, le energie dei singoli vengano valorizzate e potenziate e non, come qualche volta avviene, mortificate, se non represse. Sappiamo superare le invidie e gelosie nei rapporti con gli altri?

d) siamo disponibili a una collaborazione incondizionata che abbia la sua prima espressione nella preghiera, nel rispetto, nella valorizzazione delle capacità e attitudini, nel mettere a disposizione se stessi con generosità e gratuità? Dalla fraternità nasce l’esigenza di superare quella sorta di individualismo che è la stagnazione dell’attività pastorale.

e) esercitiamo una vera e delicata correzione fraterna? “Gli anziani devono trattare come fratelli i più giovani… sforzandosi anche di comprendere la loro mentalità.. e guardando con simpatia le loro iniziative. I giovani, a loro volta, abbiano rispetto per l’età e l’esperienza degli anziani… e collaborino con loro”.

f) coltiviamo vere amicizie? “La capacità di coltivare e vivere mature e profonde amicizie si rivela fonte di serenità e di gioia, sostegno decisivo nelle difficoltà e aiuto prezioso per l’incremento della carità pastorale, che il presbitero deve esercitare in modo particolare proprio verso coloro che sono in difficoltà che hanno bisogno di comprensione, aiuto e sostegno”.